Storiella

C’era una volta un uomo che per indole e pure un po’ per sfiga (era anche un buon diavolo, in fondo) nella vita non era riuscito a raggiungere neanche uno dei traguardi che si era prefisso e ora un po’ per il tempo che lo aveva portato avanti negli anni, un po’ per le necessità che lo richiedevano altrove, aveva definitivamente smesso di sperare di veder realizzati i suoi sogni.

Tutti tranne uno.

Rimaneva, infatti, come una fiammella che gli scaldava il cuore, la speranza di un ultimo desiderio e tutti i giorni si recava a pregare l’unica persona che avrebbe potuto farglielo realizzare.

– San Gennaro, – diceva ogni mattina ai piedi della statua, il capo chino come il suo animo riverente: – Fatemi la grazia! Fatemi vincere alla lotteria.

La poca gente che frequentava la chiesa nell’improbabile ora mattutina in cui il nostro uomo si presentava, lo osservava benevola e anche un po’ divertita. Non c’era condizione meteo, festività o manifestazione nella piazza antistante che gli impedisse di compiere il suo rituale.

– San Gennaro, questa è la volta buona: fatemi vincere alla lotteria.

Una mattina che le neve era caduta per tutta la notte e a fatica si era riusciti ad aprire le porte della chiesa, all’ennesima invocazione dell’uomo intirizzito dal freddo e con l’orlo dei pantaloni grondanti, San Gennaro scese dal trespolo e gli prese il volto tra le mani:

– Figlio mio, – gli disse, – io te la faccio anche la grazia ma tu mi devi venire incontro: vogliamo deciderci a comprarlo, questo biglietto?

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